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GEORGE ORWELL

  • Immagine del redattore: Salvatore Severino
    Salvatore Severino
  • 14 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Eric Arthur Blair, conosciuto con lo pseudonimo di George Orwell, è stato un saggista, giornalista e romanziere britannico.

Orwell è noto, prevalentemente, per le sue opere di narrativa distopica, La fattoria degli animali e 1984, ma anche molti dei suoi saggi e altri libri hanno continuato a riscuotere grande successo.

La sua opera rappresenta una delle critiche, maggiormente, incisive e riconosciute del totalitarismo del XX secolo.

Gli scritti di Orwell sono orientati su argomenti e questioni di filosofia politica, epistemologia, etica ed estetica; nel contesto dei contributi filosofici di Orwell figurano le sue riflessioni sul nazionalismo, sul totalitarismo, sul socialismo, sullo lo status di classe, il lavoro, l'imperialismo, la storia e la letteratura.

Le esperienze di Orwell, tra cui i reportage sulle condizioni di vita dei poveri e della classe operaia nel nord dell'Inghilterra, oltre alla partecipazione come soldato volontario alla guerra civile spagnola, rappresentano, ulteriormente, la sua visione politica e filosofica.

Secondo Orwell, il totalitarismo costituisce un ordine politico focalizzato sul potere e sul controllo; Orwell sostiene come il potere politico dipenda dal pensiero e dal linguaggio, definendo le motivazioni secondo le quali il totalitarismo richiede il controllo del pensiero e del linguaggio.

La scrittura di Orwell è sovente ispirata dalle sue esperienze personali; in tal senso, egli ha utilizzato le sue esperienze di lavoro per l'impero britannico in Birmania come base per il suo secondo libro, Burmese Days, pubblicato per la prima volta nel 1934.

Attinse dalle sue esperienze come raccoglitore di luppolo e insegnante nella sua terza opera, A Clergyman's Daughter, pubblicata per la prima volta nel 1935. Il suo romanzo successivo, Keep the Aspidistra Flying, pubblicato nel 1936, aveva come protagonista un personaggio che aveva rinunciato a un lavoro borghese per il salario di sussistenza di un libraio.


Gli anni 1936-1937 vennero caratterizzati da diversi eventi rilevanti; l'editore di Orwell, il socialista Victor Gollancz, suggerì a Orwell di trascorrere un periodo nel nord industriale dell'Inghilterra per raccogliere esperienze sulle condizioni di vita della popolazione locale da utilizzare nei suoi scritti giornalistici.

Tali esperienze rappresentarono le fondamenta per il libro intitolato The Road to Wigan Pier; la prima metà di Wigan Pier descriveva le condizioni di lavoro precarie e la povertà di cui Orwell era stato testimone, mentre la seconda metà si focalizzava sulla necessità del socialismo, ritenendo come l'intellighenzia di sinistra avesse fallito nel convincere i poveri e la classe operaia della necessità del socialismo.



Orwell ha scritto spesso sulla povertà; in tal senso, esso costituisce un tema centrale nei suoi libri Down and Out e Wigan Pier e in molti dei suoi saggi, tra cui The Spike e How the Poor Die.

Una buon parte della discussione di Orwell in riferimento alla povertà è destinata a umanizzare i poveri e a sradicare i pregiudizi su di loro, a ben cedere, Orwell non individuava nessuna differenza intrinseca di carattere tra ricchi e poveri.

Se la povertà è erroneamente associata al vizio, Orwell osserva che anche il denaro è erroneamente associato alla virtù; tale tema è ripreso in modo, maggiormente, diretto nel suo romanzo del 1936, Keep the Aspidistra Flying, che mette in evidenza il ruolo centrale che il denaro ricopre nel contesto nella vita inglese.

Orwell è orientato a evidenziare come il significato del denaro non è solo economico, ma anche sociale; in Wigan Pier, Orwell osserva come la stratificazione di classe inglese costituisce una stratificazione monetaria.


Orwell appare consapevole, nelle sue opere, dei diversi modi secondo cui il denaro influisce sul lavoro e viceversa; in Keep the Aspidistra Flying, il protagonista, Gordon Comstock, lascia il lavoro per avere tempo per scrivere, solo per scoprire che le difficoltà di vivere con pochissimi soldi gli hanno tolto la motivazione e la capacità di scrivere.

Ad ogni modo, Orwell è spesso critico nei confronti di varie circostanze sociali che costringono le persone a svolgere lavori che considerano degradanti; in effetti, egli manifesta disappunto per le condizioni di lavoro che combinano l'indesiderabilità con l'inefficienza o lo sfruttamento.

Orwell contrappone il socialismo al capitalismo; la ragione principale per cui Orwell si oppone al capitalismo è la sua convinzione che il capitalismo non funziona.

Il nucleo dell'argomentazione di Orwell contro il capitalismo si basa su affermazioni relative all'esperienza; nello specifico, egli considera il capitalismo foriero di condizioni ingiuste disuguaglianze sociali.

In merito al totalitarismo, Orwell lo concepisce come un ordine politico incentrato sul potere e sul controllo assoluti; in pratica, il totalitarismo cerca il potere assoluto e il controllo totale, è incompatibile con lo Stato di diritto e con leggi stabili che si applicano a tutti.

Orwell riteneva come il totalitarismo potesse trovarsi sia nella destra che nella sinistra politica; per Orwell, sia il nazismo che il comunismo erano totalitari, e ciò che univa i comunisti sovietici e i nazisti tedeschi sotto la bandiera del totalitarismo era la ricerca del potere assoluto e la conformità ideologica che tale potere prevedeva.


FONTE


Binelli, A. (2025). Vita e opere di George Orwell. UNIVERSALE ECONOMICA. I CLASSICI, 321-342.


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