CRITICA LETTERARIA ALL'OPERA AMLETO DI SHAKESPEARE
- Salvatore Severino
- 8 apr
- Tempo di lettura: 4 min

Amleto è quasi certamente l'opera teatrale più famosa al mondo, con il personaggio più affascinante e complesso del teatro e della letteratura; Amleto occupa anche un posto cruciale e centrale nella carriera drammatica di William Shakespeare.
Rappresentata per la prima volta intorno al 1600, rappresentando la prima delle sue grandi tragedie, Amleto delinea un passaggio decisivo dalle commedie e dai drammi storici che hanno lanciato la carriera di Shakespeare alle tragedie della sua maturità.
Con 4.000 versi, Amleto è l'opera più lunga di Shakespeare e, certamente, quella con una vasta gamma di personaggi.
Come ha evidenziato Stephen Greenblatt, studioso di Shakespeare, “Nella sua complessità morale, profondità psicologica e forza filosofica, Amleto sembra segnare un cambiamento epocale non solo nella carriera di Shakespeare, ma anche nel teatro occidentale"
Amleto attua un'audace esplorazione della mortalità, della moralità, della percezione e delle verità esistenziali fondamentali; Shakespeare ha collocato il mistero, l'intrigo al servizio di un dramma epistemologico complesso e profondo.
Il critico Maynard Mack, in un saggio intitolato “Il mondo di Amleto”, ha utilmente identificato la “modalità interrogativa” dell'opera.
Dalle parole iniziali dell'opera (“Chi va là?”) a “Cos'è questa quintessenza di polvere?”, passando per il soliloquio più famoso del dramma (“Essere o non essere, questo è il problema”), Amleto “risuona di domande, angosciate, meditative, allarmate”.
Amleto si apre con la dimostrazione prova che “qualcosa è marcio nello stato di Danimarca”; il fantasma del padre di Amleto, re Amleto, è stato visto a Elsinore, ora governata da suo fratello, Claudio, che ha rapidamente sposato la sua regina vedova, Gertrude.
Amleto è disilluso dalla consapevolezza della mortalità e dalla bassezza della natura umana, provocata dalla morte improvvisa di suo padre e dal frettoloso, e secondo Amleto incestuoso, nuovo matrimonio di sua madre con suo cognato: "Oh, che questa carne troppo solida si sciogliesse, si scongelasse e si dissolvesse in rugiada! O che l'Eterno non avesse stabilito il suo canone contro l'autocannibalismo! O Dio! Dio! Quanto mi sembrano stanche, stantie, noiose e inutili tutte le occupazioni di questo mondo! Che vergogna! Ah, che vergogna! È un giardino non curato che diventa un campo di grano; cose di natura volgare e grossolana lo possiedono semplicemente. Che si arrivi a questo!".
Amleto è l'unico a sentire le parole del fantasma, secondo cui è stato assassinato da Claudio ed è costretto a uscire dalla sua disperazione suicida dalla promessa di vendetta; in tale contesto, Amleto è tormentato dai dubbi.
Il fantasma è davvero lo spirito di suo padre o un'apparizione diabolica che tenta Amleto di condurlo alla dannazione? Claudio è davvero l'assassino di suo padre?
Nonostante abbia giurato vendetta, Amleto aspetta due mesi prima di agire, fingendo di essere pazzo per scoprire da solo la verità sulla colpevolezza di Claudio.
Lo strano atteggiamento di Amleto spinge Claudio a indagare sul suo stato mentale; il mondo di corte a Elsinore è, praticamente, governato da inganni.
Amleto spinto alla disperazione suicida dell'inizio dell'opera, è bloccato dall'indecisione e dall'ambiguità in cui anche la morte è problematica, come spiega nel famoso soliloquio “Essere o non essere” nel terzo atto: "Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, L'ingiustizia dell'oppressore, l'oltraggio dell'uomo orgoglioso, I dolori dell'amore disprezzato, il ritardo della legge, l'insolenza dell'ufficio e il disprezzo Che il paziente merito dell'indegno riceve, Quando lui stesso potrebbe fare il suo quid pro quo con un semplice punteruolo? Chi sopporterebbe questi fardelli, Grugnendo e sudando sotto una vita stancante, Se non fosse per il timore di qualcosa dopo la morte, Il paese sconosciuto, dal cui confine nessun viaggiatore ritorna, confonde la volontà e ci fa sopportare piuttosto quei mali che abbiamo piuttosto che volare verso altri che non conosciamo? Così la coscienza ci rende tutti codardi e così la tinta nativa della risoluzione è annebbiata dal pallido cast del pensiero e le imprese di grande sostanza e momento con questo riguardo le loro correnti girano storte e perdono il nome di azione".
L'arrivo di una compagnia teatrale itinerante offre ad Amleto i mezzi empirici per risolvere i suoi dubbi sull'autenticità del fantasma e sulla colpevolezza di Claudio; facendo rappresentare alla compagnia la commedia che riproduce il crimine di Claudio, Amleto spera di “catturare la coscienza del re” osservando la reazione di Claudio.
Il crollo del Re nel corso della rappresentazione sembra confermare l'accusa del fantasma, ma ancora una volta Amleto ritarda l'azione quando si imbatte accidentalmente in Claudio, solo e colmo di sensi di colpa, mentre prega.
Amleto alla fine, istintivamente, colpisce la figura che reputa essere Claudio; purtuttavia, uccide l'uomo sbagliato, andando a mettere in moto le catastrofi dell'opera, tra cui la follia e il suicidio di Ofelia, sopraffatta dalla consapevolezza che il suo amante ha ucciso suo padre
Nell'ambito della carneficina della scena finale dell'opera, Amleto ottiene la sua vendetta; è l'assassino Claudio ad essere direttamente o indirettamente responsabile di tutte le morti.
Armato di una spada dalla punta avvelenata, Laerte colpisce Amleto che a sua volta riesce a uccidere Laerte con l'arma letale.
Amleto perisce nel corso del duello con il Re; la grandezza di Amleto risiede nelle straordinarie perplessità che Shakespeare ha scoperto sia nel suo personaggio principale che negli eventi della commedia.
Pochi altri drammi hanno posto così tanti o così intricati problemi dell'esistenza umana; C'è una provvidenza speciale nella caduta di un passero? Cos'è questa quintessenza della polvere? Essere o non essere?
FONTE
Beckwith S., (2003), Stephen Greenblatt's Hamlet and the Forms of Oblivion, Journal of Medieval and Early Modern Studies, 33(2), 261-280.
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